Perché processare Ulisse: accusa e difesa
Edizione numero 22 del Processo, l’evento mai si era avventurato su un imputato in tempi così lontani, con radici nell’antichità della nostra storia.
Secondo l’accusatore Bonazzi, Ulisse è stato un personaggio leggendario che nasconde una realtà diversa. “Dietro all’uomo paziente emerge una persona vendicativa ed egoista, con cui è pericoloso avere a che fare. Ne sanno qualcosa il povero Palamede e i Proci, nonché i Troiani che fecero l’amara esperienza diretta dei suoi inganni”. Ma le vere colpe del personaggio, sempre secondo Bonazzi, starebbero “nel modo in cui ha trattato chi di lui si è fidato. È qui, nell’essere riuscito ad occultare quello che ha fatto a chi gli era vicino, in questa incredibile capacità di mistificazione fatta di omissioni, capaci di trasformare la realtà, che è il suo capolavoro”. Dunque, altro che eroe, secondo l’accusa Ulisse sarebbe stato un vero e proprio mistificatore della storia.
Non concorda con la visione il difensore Guidorizzi. “Come si fa a condannare Ulisse? Se si condanna lui bisogna condannare ognuno di noi, perché Ulisse ci è davvero vicino: non è un eroe armato di lancia e spada, un guerrafondaio, ma uno che in guerra ci è andato contro sua voglia. L’hanno ricattato: o ti arruoli o uccidiamo tuo figlio, gli hanno detto. E così è partito, ed è sempre stato leale coi suoi compagni; anzi, dato che era il più intelligente di tutti, gli hanno fatto fare le cose più difficili; si è dovuto sporcare le mani lui perché nessun altro aveva il coraggio di farlo. È lui che ha vinto la guerra, con l’astuzia del cavallo. Eppure, non ha voluto medaglie o potere. Gli bastava tornare a casa, dalla sua famiglia”.